lunedì 26 ottobre 2015

 Il piatto Forte la tradizione della pasta

“L’Unità d’Italia – sognata dai padri del Risorgimento – oggi si chiama pasta”. Questo il messaggio che si è voluto dare ai Giovedì del Gusto della Regione Marche, proprio per sottolineare come questo ingrediente assuma un forte significato simbolico, che ci rimanda alle nostre radici.
A presentare le eccellenze del mondo della pasta marchigiano, alcuni fra i rappresentanti dei marchi più noti: Enzo Rossi, la Campofilone, Lorenzo Maccari di Entroterra e Luca Gastreghini di Sole e Bontà che hanno raccontato con amore e passione la tradizione di una pasta unica al mondo, moderna, ma dal cuore antico.
Enzo Rossi ha raccontato come “vivono bene” le sue galline: del resto sono loro che fanno tutte le uova necessarie per fare i maccheroncini di Campofilone (dieci per un kg semola grano duro), a marchio IGP e certificati QM, che possono essere prodotti soltanto nel comune di Campofilone rispettando un rigido disciplinare di produzione secondo la ricetta tradizionale.

Lorenzo Maccari, giovane esponente della ditta produttrice, ha parlato dei suoi prodotti di grande artigianalità, a base di uova e semola. La pasta all’uovo, commercializzata con il marchio “La pasta di Camerino” contiene ben il 33,3 % di uova mentre la pasta di semola, venduta con il nome di famiglia, Maccari, è certificata QM.

Luca Gastreghini ha presentato “i fiori all’occhiello” della produzione, tutti certificati Qm, sia freschi che panificati, espressione più vera della tradizione e totalmente “made in Marche, in quanto tutti gli ingredienti vengono dalla filiera, piccole aziende locali che conferiscono materie prime di grande qualità.
La produzione vede prodotti ripieni (con formaggio di Fossa o prosciutto di Carpegna) e non ripiene, oppure a base di orzo.

mercoledì 14 ottobre 2015

DALLA TRADIZIONE IL FUTURO. Alla scoperta della Biodiversità agraria con gli Agricoltori Custodi




Una decina di Agricoltori Custodi si sono dati appuntamento a Milano, presso lo Show room Elica, in occasione de “I giovedì del gusto”, organizzati in concomitanza di Expo 2015. Tema della serata la Biodiversità e le colture che evocano antichi sapori e forti memorie.
Abbiamo quindi scoperto che i capperi non sono solo “siciliani”: il “cappero rupestre di Borgo Cisterna”, coltivato nella zona di Macerata Feltria, della specie Capparis Rupestris (comunemente conosciuta come cappero spinoso) è stato ritrovato sui muri di un antico Borgo marchigiano. Grazie alle cure dell’agricoltore, la produzione si è diffusa, fino a rappresentare l’ingrediente principale di numerose ricette e conservazioni.
Abbiamo potuto assaporare la famosa zuppa di Cicerchia, legume coltivato, con tecniche a basso impatto ambientale, nel Territorio di Serra de’ Conti, sulle colline del Verdicchio.
Non è mancata la polenta, cucinata con mais ottofile. La polenta, infatti, era l’alimento principale della popolazione marchigiana e si consumava almeno una volta al giorno. Il mais ottofile di Roccacontrada è una varietà locale di mais, tipica delle Marche e recuperata nei dintorni di Arcevia. La riscoperta del mais ottofile di Roccacontrada è avvenuta grazie a qualche piccola coltivazione familiare ancora presente sul territorio ed è collegata alla vicinanza del mulino ad acqua sul fiume Misa, ove la farina viene macinata a pietra.
Altra curiosità, conosciuta in questo appuntamento è stato l’Anice verde di Castignano, il suo nome deriva dalla voce latina “anisum”. La coltivazione dell’Anice a Castignano risale alla metà dell’800 e i primi impieghi furono nei liquorifici: chi non conosce la tradizione marchigiana nei liquori a base di anice (Vernelli e Meletti)? Pochi però sanno che è fatta menzione dell’anice nei Trattati di Botanica del 1500 e che nelle Marche alla fine del 1700 l’anice era una spezia di largo consumo, tra le merci più commercializzate.
La fiaschetta del mistrà (liquore all’anice) era inoltre la dotazione dei crociati che partivano per la difesa della Terra Santa.
Queste e tante altre curiosità sono state svelate dagli Agricoltori Custodi marchigiani nel corso dell’incontro che ha comunicato una vera filosofia di vita, curando prodotti evocativi di sapori ormai dimenticati.